viernes, 10 de agosto de 2007
un po' di poesia..
L'huître, de la grosseur d'un galet moyen, est d'une apparence plus rugueuse, d'une couleur moins unie, brillamment blanchâtre. C'est un monde opiniâtrement clos. Pourtant on peut l'ouvrir : il faut alors la tenir au creux d'un torchon, se servir d'un couteau ébréché et peu franc, s'y reprendre à plusieurs fois. Les doigts curieux s'y coupent, s'y cassent les ongles : c'est un travail grossier. Les coups qu'on lui porte marquent son enveloppe de ronds blancs, d'une sorte de halos.A l'intérieur l'on trouve tout un monde, à boire et à manger : sous un firmament (à proprement parler) de nacre, les cieux d'en dessus s'affaissent sur les cieux d'en dessous, pour ne plus former qu'une mare, un sachet visqueux et verdâtre, qui flue et reflue à l'odeur et à la vue, frangé d'une dentelle noirâtre sur les bords.Parfois très rare une formule perle à leur gosier de nacre, d'où l'on trouve aussitôt à s'orner.
F. Ponge, Le Parti pris des choses, 1942
l'ostrica
L'ostrica, della grandezza di un ciottolo medio, ha un'apparenza piú ruvida, un colore meno unifrome, brillantemente biancastro. E' un mondo testardamente chiuso. Eppure si puó aprire: occore per questo tenerla nel cavo di un canovaccio, usare un coltello intaccato e poco franco, far diversi tentativi. Le dita curiose si tagliano, le unghie si rompono: è un lavoro grossolano. I colpi che le si dànno ne segnano l'involucro con cerchi bianchi, con sorte di aloni.
All'interno si trova tutto un mondo, da bere e da mangiare: sotto un firmamento (propiamente parlando) di madreperla, i cieli di sopra si accasciano sui cieli di sotto, per non formare piú che una pozzanghera, un sacchetto vischioso e verdastro che fluisce e reluisce all'odore e alla vista, frangiato sui bordi da un merletto nerastro. Talvolta, raramente, una formula imperla la gola madreperlata: e di essa si fa subito ornamento.
Francis Ponge, surrealista francese. Ha Scritto un Libro, 'La poetica delle cose'.
per alcuni testi in italiano, ecco il sito: http://www.16beavergroup.org/intorno/partitopreso.htm
ma consiglio la versione francese, peina di figure retoriche giochi di parole e musicalità.
...conoscere l'altro è un po' come aprire l'ostrica per vedere il tesoro che c'è dentro..
ma l'ostrica è rugosa, problematica, tagliente. non sempre vuole farsi aprire.
ma sempre ha un mondo al suo interno, inimmaginabile dall'esterno.. sotto un firmamento (propiamente parlando) di madreperla, i cieli di sopra si accasciano sui cieli di sotto..
eccoci, dubbiosi pescatori, con le nostre ostriche alla mano..
F. Ponge, Le Parti pris des choses, 1942
l'ostrica
L'ostrica, della grandezza di un ciottolo medio, ha un'apparenza piú ruvida, un colore meno unifrome, brillantemente biancastro. E' un mondo testardamente chiuso. Eppure si puó aprire: occore per questo tenerla nel cavo di un canovaccio, usare un coltello intaccato e poco franco, far diversi tentativi. Le dita curiose si tagliano, le unghie si rompono: è un lavoro grossolano. I colpi che le si dànno ne segnano l'involucro con cerchi bianchi, con sorte di aloni.
All'interno si trova tutto un mondo, da bere e da mangiare: sotto un firmamento (propiamente parlando) di madreperla, i cieli di sopra si accasciano sui cieli di sotto, per non formare piú che una pozzanghera, un sacchetto vischioso e verdastro che fluisce e reluisce all'odore e alla vista, frangiato sui bordi da un merletto nerastro. Talvolta, raramente, una formula imperla la gola madreperlata: e di essa si fa subito ornamento.
Francis Ponge, surrealista francese. Ha Scritto un Libro, 'La poetica delle cose'.
per alcuni testi in italiano, ecco il sito: http://www.16beavergroup.org/intorno/partitopreso.htm
ma consiglio la versione francese, peina di figure retoriche giochi di parole e musicalità.
...conoscere l'altro è un po' come aprire l'ostrica per vedere il tesoro che c'è dentro..
ma l'ostrica è rugosa, problematica, tagliente. non sempre vuole farsi aprire.
ma sempre ha un mondo al suo interno, inimmaginabile dall'esterno.. sotto un firmamento (propiamente parlando) di madreperla, i cieli di sopra si accasciano sui cieli di sotto..
eccoci, dubbiosi pescatori, con le nostre ostriche alla mano..
Comments:
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...per esperienza ti dico che non tutti racchiudono un mondo dentro, anzi sono in pochi quelli che possiedono una perla al posto del cuore... per questo motivo bisogna essere felici quando si trova una persona con la poesia dentro, perchè non è scontato il fatto che essa la contenga...
...benvenuta nel Circolo...
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attualmente in italia, ma mi sento un po' il viaggio dentro...chissà quale la prossima meta (a parte america del sud 2015!)...SPAGNA, spero!o francia, o roma, insomma...dove il vento mi porterà!!(mary poppins?hehe!)
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L'abbandono
Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
