viernes, 11 de junio de 2010

 

lottando contro

tenaci. e furbe. costruiscono una base resinosa, uno zoccolo duro su cui ripartire, anche se tu butti giù il nido. ritrovano la postazione e riprendono, aumentando i punti solidi di partenza. e io son fottuta. vespe che mi ronzano fuori dalla finestra, nido buttato giù ieri notte. ovviamente non son riuscita a toglier quella resina del cavolo ed ora eccole là. di nuovo, più preparate, indomite.
e mi sa che ci litigherò tutta estate. pensavo di esser cocciuta, ma mi sa che loro vincono. e che palle! e ora preparo valigie, mi preparo per l'ultimo matrimonio, milano, e boh saranno i brutti sogni della notte. ma in questa lotta aerea per il territorio mi sento io il sisifo,il perdente.

martes, 8 de junio de 2010

 

achab? love boat? baywatch? acrobazie circensi! siamo tutti artisti di strada?

altri matrimoni: mia sorella il 29 maggio, e un altro questo sabato, e l'ultimo il prossimo, la nico a milano..
si progettano viaggi, toccate e fughe, si fa festa, anche per le strade..
ci si confonde tra la gente, nella musica,ci si ritrova a giocare tra i colori come bimbi impaciaccati di tempera dalla testa ai piedi, guardare visi,scene nascoste, cogliere istanti, ballare a ritmo con la banda che si muove, incantarsi, camminare.

si cerca di studiare.
si ospita gente, si condivide, spazi e quotidiano e. ci si sente zingari e con le tasche vuote. sentido comune.

e sempre più storie, sempre più vicine,sempre più sulla pelle, di persone che faticano a mettere insieme un qualche lavoro, non dico con uno stipendio normale, ma almeno retribuito e non gratis o sottopagato..
alla faccia di chi dice che la crisi non esiste e che i giovani son sfaticati e senza voglia di lavorare!
vorrei che ci parlassero, con chi non lavora da mesi. vorrei che sentissero dalle loro orecchie cosa vuol dire disoccupazione, cosa vuol dire trovarsi senza un soldo, senza un senso, senza ruolo sociale...e sfiorare il fondo e stare male...
e offerte che sembrano buone e concrete e che saltano da un giorno all'altro, lasciandoti col culo a terra.
Acrobazie
ci si sente acrobati, ondeggianti su aste instabili,in bilico, precari, coi muscoli tesi nello sforzo di non cadere, cercando di equilibrare i pesi per mantenersi in piedi, e sperando di non farsi troppo male...ci si aggrappa a speranze come pertiche, ma non sono scale, e i piedi tornano a terra. ma si risale, sorridendo, perchè senza essere forti nessuna magia gravitazionale può riuscire.

bisogna essere ottimisti, l'ho sempre creduto e lo professo ancora.
ma mi avvicino alla seconda estate senza lavoro e non so come arrivare a settembre. non ci penso. spero di trovarlo. domani agenzia interinale. speriamo.

più passa il tempo più vedo che bisogna barcamenarsi e sperare con tutto il cuore che vada bene.
e noi ancora sognatori ci ostiniamo a cercare una progettualità, un senso, una direzione.
poter tenere il timone, che utopia!
speriamo almeno che le correnti siano propizie
oppure di saper nuotare
o di aver un salvagente che funziona
o un pezzo di legno a portata
o un angelo custode efficiente
o un bagnino figo che ci salvi..
o un pizzico di fortuna al momento giusto!

che possa arrivare un lavoro a quelli che lo cercano.
peccato che babbo natale sia in vacanza ora.

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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO