martes, 17 de marzo de 2009

 

favola...

è da un bel po' che non scrivo, ma ho una storia da raccontare...
storia che inizia col primo mese dell'anno, con la fine delle feste e la ricerca di un ritardatario regalo...storia di un incontro casuale che si trasforma in discussione tra il serio e il divertito, conversazione che lascia nella bocca un sapore familiare ma nuovo, e un pensiero che balugina nella testa, anzi nemmeno un pensiero ma una sensazione, di quelle a pelle che non si vuole ascoltare da quanto appare insensatamente chiara: questo è qualcosa di grosso, questo incontro cambia tutto...è lui...
come nelle migliore favole arriva l'intrigo:il lupo/volpe chioschetto ha già la tana occupata, ma il filo di arianna non si rompe nè si intimidisce per questo, alla fine le parole non sono nulla se non suoni nell'aria...
e invece come ben sa chi conosce un po' di magie, le parole creano legazmi e tessono tele di relazioni che diventano reali.
tanto da divenire prima golosi di parole, poi le si riempie col silenzio, a veder se la sola presenza sa muoversi nella tela creatasi, senza grandi speranze a di la verità...perhcè non c'è un oggetto della ricerca, se non il stare bene, senza grandi pretese o aspettative, con un fondo probabilmente egoistico..
le parole macinano a fondo e come diceva qualche saggio, bisogna star attenti a quel che si desidera perchè si potrebbe realizzare..
e sembra troppo presto, troppo in fretta, e si rimane un po' così senza parole, vedendo che succede...ma la tela rimane in piedi solida senza volontà di avvilupparsi attorno al moscerino, la tela sostiene e protegge contrariamente a quanto ogni moscerino puàò temere, il lupo non mangia ma fa' la calza accanto a cappuccetto rosso dondolandosi sulla sedia, perchè non lo so perchè, ma cappuccetto rosso rimane davvero affascinata dal lupo, sarà la sindrome di stoccolma o una pazzia di fondo o la volontà di guardare al di là del pelo e dell'immagine, mani che lavorano e testa che pensa bene non possono fare male,,,e cappuccetto rosso si fida istintivamente di quel lupo che non la mangia,e chissà come andrà a finire questa storia, ècomplicato e travolgente più di quello che ci si aspetti, cappuccetto sta diventando un animale notturno e il lupo azzanna meno le persone, sebbene ululi ancora alla luna...
la vita è strana, ma a me piacciono i lieto fine..
ieri ho spaccato gli occhiali e fatto un esame, oggi ho salutato bologna silenziosa di notte e bologna che si risveglia all'alba di primavera..ho un occhio fucsia perchè ho dovuto dormire con una lente che non mi riuscivo a togliere...sono preoccupata per quel che ci sarà, ma cerco di brucare e succhiare il bello hce c'è di questa vita senza esser troppo invasiva, assorbo la luce e penso a quanto di bello abbiamo la fortuna di vivere e di esser testimoni...il profumo della vita che saboccia, le magnolie quasi in fiore,,,prima o poi la strada si trova, l'importante è mantenersi in cammino, e aver la fortuna di aver buoni compagni di strada...
un bacio
forte
a chi ha capito la storia e a chi no
mery
ps: non c'è dimenticanza....le persone che lasciano un segno vivono nel nostro presente, sebbene non sempre coscienti...ico lo sai hce ti porto con me, ogni giorno..

domingo, 1 de marzo de 2009

 

Le temps qui reste

by Serge Reggiani

Combien de temps...
Combien de temps encore
Des années, des jours, des heures, combien ?
Quand j'y pense, mon coeur bat si fort...
Mon pays c'est la vie.
Combien de temps...
Combien ?

Je l'aime tant, le temps qui reste...
Je veux rire, courir, pleurer, parler,
Et voir, et croire
Et boire, danser,
Crier, manger, nager, bondir, désobéir
J'ai pas fini, j'ai pas fini
Voler, chanter, parti, repartir
Souffrir, aimer
Je l'aime tant le temps qui reste

Je ne sais plus où je suis né, ni quand
Je sais qu'il n'y a pas longtemps...
Et que mon pays c'est la vie
Je sais aussi que mon père disait :
Le temps c'est comme ton pain...
Gardes-en pour demain...

J'ai encore du pain
Encore du temps, mais combien ?
Je veux jouer encore...
Je veux rire des montagnes de rires,
Je veux pleurer des torrents de larmes,
Je veux boire des bateaux entiers de vin
De Bordeaux et d'Italie
Et danser, crier, voler, nager dans tous les océans
J'ai pas fini, j'ai pas fini
Je veux chanter
Je veux parler jusqu'à la fin de ma voix...
Je l'aime tant le temps qui reste...

Combien de temps...
Combien de temps encore ?
Des années, des jours, des heures, combien ?
Je veux des histoires, des voyages...
J'ai tant de gens à voir, tant d'images..
Des enfants, des femmes, des grands hommes,
Des petits hommes, des marrants, des tristes,
Des très intelligents et des cons,
C'est drôle, les cons ça repose,
C'est comme le feuillage au milieu des roses...

Combien de temps...
Combien de temps encore ?
Des années, des jours, des heures, combien ?
Je m'en fous mon amour...
Quand l'orchestre s'arrêtera, je danserai encore...
Quand les avions ne voleront plus, je volerai tout seul...
Quand le temps s'arrêtera..
Je t'aimerai encore
Je ne sais pas où, je ne sais pas comment...
Mais je t'aimerai encore...
D'accord ?

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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO