sábado, 17 de abril de 2010

 
parlo nel sonno, e chissà che dico.
sogno banchetti di carne. da sveglia, cammino per la città umida e sorridente di mattina presto, ancora col vestito della sera, (una delle mie gonne preferite che si muove leggera al ritmo dei passi)..incontro gente cortese e mi vien voglia di camminare ancora, perchè c'è aria buona. rientro, sto male, mi passa, dormo. cucino cose che mi piacciono, mi diverto a cucinare e a mangiare. corro, mi fermo, mi arrabbio,  mi sento in colpa, cammino per smaltire il nervoso, parlo per smaltire la rabbia, piango un po', ridimensiono i problemi, mi sento in colpa e poi forse pace, anche se col mal di testa.
leggo, sonnecchio, mi muovo in bici, arrivo a casa, chiamo adri e sento che mi mancherà proprio tanto. progetto i prossimi giorni, rispondo alle mail, parlo con persone lontane. rispondo al telefono-kalumet della pace. è vero, tutto si risolve, e l'arrabbiatura svanisce, ed è giusto dirsi le cose così come stanno..e grazie al cielo riesco a capire i punti di vista degli altri, così il nervoso passa prima, e rimane solo un po' di rabbia con me stessa per essermi arrabbiata...un gatto che si morde la coda (si era un cane ma preferisco i gatti!)..
e ora a parlare con pezzi di famiglia migranti per questo mondo, luismi vittima della nube islandese e io che vorrei viaggiare con lui ora perchè è semplicemente bello essere in sua compagnia, e adri che è appena tornata da paris per vie tortuose passando da torino e ora è qui, anche se solo per pochi giorni..
e il  mio umore torna buono, e fuori torna il sole, e sono queste le piccole magie quotidiane, i miracoli che portano il sorriso, e che rendono ogni giorno importante e speciale.
grazie a chi condivide con me, chi mi assiste quando sono grigia e porta pazienza e mi fa ridere e tornare il sorriso...e che ognuno si senta coinvolto! (grazietta lo sai ci sei di mezzo pure tu!)
un abbraccio,
mery stanca ma rinata

domingo, 11 de abril de 2010

 

polemicaMente

domenica, giorno del Signore, si. Cade l'aereo in cui viaggiava praticamente l'intero governo polacco e l'unica cosa che il Papa chiede sono due minuti di silenzio per questa tragedia, sicuramente un incidente. tutti i politici di ogni nazione d'accordo. sembra che la materia grigia sia stata sostituita con segatura. a chiunque suona strano, ma nessuno che ha voce in capitolo o che può farsi sentire tira fuori il sospetto. pubblico apatico che ha troppe magagne da coprire per prender posizione contro altri potenti.
sono contraria alla condanna gratuita ed esasperata, sono contraria a fare di tutta l'erba un fascio, riguardo al discorso degli attacchi al clero. ma..parliamone.
casi di pedofilia esistono, per quanto forse alcuni possono esser montati, impossibile che il problema non esista, e che venga trattato con tale leggerezza. come se bastasse pregare a risolvere i mali del mondo. pregare aiuta, ma la giustizia esiste. pure quel povero Cristo s'è fatto crocifiggere, non si è tolto dal controllo della legge dell'uomo. che la Chiesa lo reputi un coglione? che questo fatto, che si celebra ogni anno, porti la Chiesa a pararsi il culo da li' in avanti e costruirsi una giustizia parallela, che gode della sospensione del giudizio umano? che emerita stronzata!se non fosse risorto, Gesù si rivolterebbe nella tomba.
i preti hanno sempre voluto presentarsi come figure educative. allora dico, se un insegnante è pedofilo viene arrestato e linciato (almeno a parole) dalla folla. e se lo stesso succede a un prete?  'la Chiesa soffre,e chiede preghiera per i suoi pastori'. ok, ma son persone e van giudicate. se devo pregar per il prete pedofilo devo pregare anche per l'insegnante pedofilo, se uno va in carcere ci va pure l'altro. o almeno dovrebbe.
il Cristo dovrebbe aver insegnato alla Chiesa a sporcarsi le mani, ad essere persona tra persone. Cristo s'è tolto del velo dell'Immunità, tanto che l'hanno ucciso. e la Chiesa l'ha raccolto e indossato?
che triste. non mi sento meno cristiana o cattolica per pensare che i preti meritino la prigione come chiunque altro che commette crimini.
ma chi lo sa, forse sbaglio. o forse no.

 

familia!


il tempo non conta e ce ne si rende conto con le persone giuste...quelle che puoi aver conosciuto in un frammento della tua vita ma che ti porti dentro, che resistono al passare degli anni, legami forti che non sai ben spiegare, ma non puoi che cantare e ringraziare perchè ci sono, e son così...e sai che con loro puoi essere semplicemente e serenamente te stessa..persone che mi hanno aiutato a conoscermi e mi hanno voluto semplicemente bene, aiutandomi a volermi bene..
questa io chiamo Familia, e seppur sparsa per il mondo, mi aiuta ad essere la persona che sono...


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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO