viernes, 10 de septiembre de 2010

 

settembre andiamo,è tempo di migrare...

e tra poco si riparte, stesso zaino minimale che si gonfia a sproposito come se avesse un doppio fondo, poche cose ficcate dentro, spesso sbagliate, qui il tempo cambia e non si sa mai bene come...
estate (sci)volata chissà come, e ho l'impressione di esser stata sempre in viaggio, seppure di vacanza fatta davvero ce n'è poca in attivo...
esame, andata e ritorno di papà dall'africa, piscina, nuovi sguardi più lucidi dei miei sulle cose, poi viaggio verso il centro-sud, tanto treno, fino a capistrello, poi musica e mannarino, splendido, e l'arzibanda, e ehsan che arriva a sorpresa..
e di nuovo salita a nord, sempre in treno, sempre più su, più su di bologna, verso rovereto, in un giorno solo...
una settimana in famiglia e di nuovo bologna, poi genova, che ci si arriva come incuneandosi, scoprendo la città che si insinua tra le montagne e fa spazio al mare, qualche giorno splendido nel labirinto di case e porti e giardini e anfratti e ascensori e scale che stupisce e sorprende, e rivedere finalmente annalisa...e le focacce, le farinate, e camogli al tramonto con frittura di pesce, e di nuovo treno, Emilia, tappa a Piacenza con Daris e macchina nuova, poi reggio emilia, poi festa dell'aglio a voghiera...
e inizia la mia vita da pendolare per lavoro, breve vita di lavoro pendolare a dire il vero, avanti e indietro per caorle, e la settimana di pausa qui a bologna, ovvio che mi ammalo..
e ottobre inizia lasciandoci con tanti punti interrogativi, tipo lavoro casa studio chissà
chissà se è già autunno o no
fiato e forze a sufficienza, speriamo
pronti a correre di nuovo, anche se non si sa bene dove..
e la speranza per quanto immotivata prosegue testarda


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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO