martes, 20 de julio de 2010

 

partenze, sogni, lavoro?

e finalmente vacanze, almeno sembra...
antropologia preparato di corsa, dato lo stesso giorno della partenza di papà, perchè qui se non abbiamo impegni accavallati mica ci divertiamo..
e poi organizzato compleanno roberto nonchè sua partenza, verso capistrello per l'arzibanda.. partenza preparata, passo passo, in questi giorni, settimane, avanti e indietro dal decathlon e da gaetano, della Clinica del Ciclo..
e mentre il baffo ciclista si sveglia alle 6 per pedalare, io sogno di muri infiltrati d'acqua e mosche che ronzano e ragazzine gattemorte e io che mi arrabbio...e giulietta sogna di vender borse dipinte... magari grazietta era la manager...mi sa che a bologna tira aria strana!!
e svegliandomi tardi, finalmente, mi sa che ne avevo bisogno!, giunge notizia dell'arrivo a pesaro del baffo ciclista, che si morde lingua scambiandola per il prosciutto del panino, e che sta bene, è in anticipo sulla sua tabella di marcia, carico come una molla, e così entusiasta che quasi oggi pomeriggio va in spiaggia...ahahahaha mammamia troppo pedalare fa male! :)
e così io aspetto venerdì, godendomi riposo e le cicale che cantano, pensando a genova e aspettando i racconti della traversata..

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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO