domingo, 9 de mayo de 2010

 

VELORUTION!

pioggia, tanta pioggia, e sandali che imbarcano acqua e fanno poltiglia...stanchezza, freddo, poi "L'asino d'oro" di Apuleio che raglia e scalcia e racconta, letteratura è miele per le mie orecchie!e non mi addormento, e le strade di Bologna di notte con boati di motori in lontananza, la Millemiglia che passa per di qua,  e scene al limite del reale con Ferrari vecchie e nuove e macchinone di ogni sorta che si mimetizzano nello scuro della città e vedi sbucare da ogni dove, persino fuori porta, e ci si sente in un'epoca sbagliata, catapultati in qualche racconto di nonno o libro -come "Questa storia" che mi ritorna in mente e si mescola ai ricordi del presente, in questo sempre più irreale ritorno a casa che sa di buono..e sveglia non sentita, corsa a lezione sotto un cielo minaccioso, poi lavoro, pranzo a casa con le mie bimbe e a lavoro con bimbi, e poi, ancora...adri, e il bambino giapponese giudice di casa, e un caffè sorseggiato insieme a questa matta che manca tanto qui a bologna, a me...e poi si riparte, e da sara in ospedale, e a consegnar volantini per la mostra, e alla presentazione dell'antologia con enos, poi di corsa alla stazione, acrobazie in bici, e di nuovo di corsa da grazietta per la cena con un ospite in più...
e di nuovo corse in bici per necessità, e cielo grigio e pesante, aria di pioggia, vento e turbinio di pollini che sembra neve...ambulanze bloccate dal traffico bloccato dalla Madonna che scende in città..
parole crociate che riescono, Giro d'Italia iniziato ad Amsterdam, bike-pride oggi a bologna (che mi ricorda il Débattons dans les Rues organizzato da Velorution di Tours..)
nuovi cuccioli nascono e torna il sole!
 buona domenica a tutti
mery

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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO