jueves, 13 de mayo de 2010

 
piove. fa freddo. ripetizioni saltate senza preavviso. uscita di casa arrabbiata.
non capisco più quanto conti la volontà personale, non capisco più se è vero che se si è determinati si riesce nelle proprie 'imprese'...
mostra che domani viene inauguarata, a cui tengo tanto, anche perchè occasione per vedere i miei mondi diversi nello stesso posto, occasione per rendere partecipe i miei di quel che sono e vivo, e far conoscer ai miei amici e a quelli a cui voglio bene la mia famiglia, che è per me così importante...
ci tengo tanto!
e mi viene detto 'si fa come si può'. e io percepisco un no sottointeso, un 'non ti illudere che ci riusciamo, è più facile per noi non venire'. allora mi rendo più disponibile, e cerco di venire incontro, propongo di tornare a casa per ripartire in centro tutti insieme, scomodo senza dubbio, ma non sarebbe un sacrificio, almeno per me.
ho rotto così tanto le scatole ai miei amici, ai bimbi con cui lavoro, ai miei compagni di corso, per esserci, che ci rimarrei davvero male se proprio la mia famiglia non fosse presente, sarò egoista o sempliciona, o forse solo capricciosa, ma credo che in questo piccolo caso pratico sia possibile riuscirci.
la mia fiducia smodata mi porta a pensare che la volontà faccia tanto, e che se anche le vicende della vita non aiutano, una soluzione si trova sempre, una via di uscita positiva che apre a porte nuove..
e se ne chiudono pure tante, magari in faccia e che fanno male e segnano come sconfitte, però io non mi arrendo, continuo testardamente a provare ad aprirne altre, e altre ancora, con la fiducia che la prossima sarà quella giusta, o anche solo migliore..
tocco ogni giorno con mano situazioni di amici, persone a cui tengo che lottano quotidianamente contro porte che sembrano aperte e si chiudono, una dopo l'altra, sfiduciando anche i più speranzosi...persone che cercano di costruire giorno per giorno progetti nuovi, nonostante i mattoni buttati in aria ogni volta, gente che con pazienza li raccoglie e cerca di ricostruire in modo diverso, duraturo...ma il vento ribaltatore sembra una costante, e fa paura, e vien voglia di lasciare tutto lì, disfatto, che tanto anche se ci si mette mano dopo poco tornerà la tormenta a scaraventare i nostri piani e sparpagliare le nostre forze...
amaro, tanto amaro che ogni volta si manda giù, ma anche la testardaggine, la sfrontatezza, la sfida di riprovare a recuperarli ancora una volta quei pezzi, e vedere che ci si può fare, nonostante il terreno instabile e il materiale malmesso ma tenace..
è questo che stimo nei miei amici, nelle persone a cui tengo, e lo stesso atteggiamento spero di averlo anch'io...col sorriso, per farmi coraggio e dare un po' di speranza in più..

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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO