martes, 30 de marzo de 2010

 

diVag'Azioni

DIVAGAZIONE 00.pensavo di saper scrivere, di esserci in qualche modo dotata, a combinare le parole... più passa il tempo più mi accorgo che non è così, mi sento spuria a volte troppo contorta e tortuosa o forse semplicemente banale.
penso che sia necessario tenersi in allenamento anche con questo, e io invece mi sono impigrita, mando avanti ragionamenti nei pensieri e diventa lungo e noioso metterli in scritto, oppure complesso sintetizzarli e renderne l'essenza. pigrizia, mannaggiammè!
un dono che invece mi sento ancora è la curiosità, che diventa attenzione non solo per gesti e azioni, ma pure per le parole altrui, orali o scritte.
succhio e bevo parole e assimilo pensiero, che macino poi dentro in monologhi tra me e me per capire come vivere quel vissuto di altri e renderlo mio, in una specie di fotosintesi clorofilliana che spesso -per pigrizia?chi lo sa!- non funziona, e i monologhi non terminano, e i pensieri rimuginano nella nebulosa sospensione del giudizio. eccomi a complicare parole e chiedermi se è davvero quel che penso.
potrei essere più semplice e forse pure lo sono.
DIVAGAZIONE 0.azione:oggi ho visto due coppie di nonna-badante che si ritrovavano nel minuscolo spazio d'erba vicino a porta sarragozza. divagazione1.: la gente con l'erba esce fuori come funghi!o come chiazze di margherite, improvvise e in mucchio alla ricerca del sole, per un attimo le persone sembrano esseri viventi qualunque, quasi vegetali dentro il normale ciclo della natura!divagazione2.: una delle nonne è alzheimerotica, ne son quasi certa. la badante la trascina come fosse un cane a passeggio. la nonna tentenna desiderosa di contatti, la badante come da nome la tiene a bada. fa uscire dalla sua borsa una traversina, quella che si mette sui letti al cambio pannolone per evitare che il letto si annaffi di pipì o altri liquidi, che non si sa mai...divagazione3.E penso alla mia nonna, era una vita che non ci pensavo, mi salgono alla mente le sue anche sporgenti la sua pancia a cucchiaio la magrezza e la tenacia dei nervi che la rendevano forte e difficile, quanto fosse alta e il suo sorriso sdentato, quanto mi difendesse anche nella sua incoscienza...mi ricordo lo sguardo annebbiato che ho rivisto nella nonna di oggi, e i cambi del pannolone che erano sempre una lotta...e non era un ricordo triste, mi è mancata, in quel momento, la mia nonna. (tutto questo in qualche minuto, pensieri seduta alle panchine) penso che abbia aggiunto un tocco di ironia e grottesco, amore per l'assurdo alla mia infanzia.(riflessione a posteriori.)
e nel frattempo pensavo azione: mangiando il gelato (divagazione 4) al tempo che mi mancava per andare a lavoro, e se sarei stata in orario, e quanto mi piaccia arrivare in anticipo anche partendo tardi, lo trovo una buona forma di autopromozione l'anticipo, farsi trovare pronti e non affannati sul posto di lavoro...e la paura di essere in ritardo mi tende e mi fa venir voglia di alzarmi e andare dalla bici per aver tutto sotto controllo...divagazione5.uffa di nuovo il problema di godersi quel che si sta facendo e di fare tutto e bene..ansie di prestazione e un po' di nervosismo che sale, non mi sento all'altezza di quello che mi chiedo..
e azione: dico che non ho freddo prima, ma in realtà un po' si, c'è nuvolo e ho sempre un po' paura del cielo nuvoloso (questo non esce in monologo nei miei pensieri ma lo penso lo stesso, è un sotto-discorso, più o meno), divagazione6.che venga il diluvio mentre son in bici, e guardo il tempo -sia dell'orologio che meteo- e spero che agisca a mio favore..e divagazione 7.mannaggiattè avevo detto che era caldo e invece non è poi così caldo ma neppure così freddo da maglione e giacca come sei tu...quindi chi è dei due l'esagerato?uff quanti pensieri!
divagazione8.e l'amarena che non mi piace perchè è viscida, o forse mi ricorda qualcosa di quand'ero piccola ma non riesco a far mente locale...e il caffè che sa di caffè e il cocco che sa di scaglie di cocco grattugiato e non di cocco fresco, ma cavolo anch'io cosa pretendo!divagazione9.e la magnolia in fiore che è nel giardino di ingegneria, me l'ha fatta vedere il casso una notte prima di rientrare, e le magnolie già in fiore, anche quella qui da casa mia, come profumano!io amo questa vita della primavera!
e divagazione10.la voglia di essere felice e di cercare il modo migliore per autoconservare questa felicità, senza cadere nell'ipocrisia, nè con gli altri nè con sè stessi..e il riscoprirsi forti, ma ancora non so come, so solo che questo è il momento in cui posso sentirmi dire pure cose brutte o che non mi piacciono, perchè non mi piangerei addosso ma avrei la determinazione giusta per andare avanti e a testa alta, anche se magari non so la strada! :)è il momento in cui sorridere e parlare anche di quel che mi spaventa e rientrare a contatto con me, che forse ogni tanto mi perdo per strada tra il pensiero degli altri.. (divagazione11, a posteriori)
in realtà questi sono alcuni dei pensieri frullatemi per la testa in un quarto d'ora mangiando un gelato.
e non volevo parlare di questo ma mi ha preso la mano, e ogni tanto qualcuno si chiede perchè sto in silenzio? già faccio fatica a seguire questi mille fili!
ma volevo presentare un libro che mi ha immerso nella sua storia e non mi ha deluso. non è stato per me un libro pesante, come alcuni dicono, anche se lungo: 456 pagine che scorrono, scivolano veloci e danno voglia di leggere attentamente anche le ultime due pagine di ringraziamenti, sarà che son curiosa!(divagazione 00?), intreccio di personaggi che non stanca e racconta, racconta storia e vissuti e sogni e rapporti. Io son uscita da quell'immersione sentendomi dentro, addosso, nella pelle ognuna di quelle donne: mi sento cambiata dopo ogni 'tuffo' in un libro che mi piace, un po' più vissuta, un po' più ricca, con sassolini di esperienza in più sopra di me...sarà l'empatia che ho, ma mi identifico con ognuno di quei volti, tanto che alla fine diventano parte di me, insieme a kafka a suo tempo, o pavese suicida o berto con la psicosi o benni e la sua carambola di parole e situazioni tragicomiche con retrogusto amaro, o il grottesco della nothomb, o lo svisceratamente popolar-ottimista di pennac..sono i libri che leggo, divento i libri che leggo, mi sento informe, come un blob che ingloba. prendo la forma di quel che mi circonda.
e forse è anche per questo che mi sento tante donne, e forte, e ottimista. e perchè no, bella!
Grazie, Igiaba!
http://www.anobii.com/books/Oltre_Babilonia/9788860362629/01a35e04efba971b01/#

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L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO