domingo, 17 de enero de 2010

 

divagando tra i tetti..

affacciarsi alla finestra e, scalzi, scavalcare il balcone,

un piede alla volta,
 issandosi,
 con passo dapprima instabile,
 ai coppi rossi che ogni mattina saluti appena sveglio,
e ogni notte, prima di chiudere gli scuri, guardi inquieto, ronronnando smanioso di essere esattamente li...

e questa nebbia sottile avvolge i pensieri
e bagna le tegole
 che sembra quasi di sentirle con le piante dei piedi, umide scivolose vive,
crocicchio di mille possibili sentieri sopra i sospiri i pensieri i sogni degli altri che non alzano lo sguardo o almeno non sospettano di te,

 e tu curiosi tra le luci che si accendono nella sera, saltelli discreto canzoni, sgusci ingolosito tra i profumi nei labirinti dei mondi altrui che visiti senza entrare,

leggero sulle cose cammini,
come foglia o passo felpato quasi di danza.




Comments:
mamma mia, k bello!! that's love! no? anche bellissime le foto che accompagnano il testo..complimenti!
 
sn mirta, mi dimentico sempre di chiudere l'account di mia sorella
 
la ultima es de Mery Pompis también!
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO