miércoles, 29 de julio de 2009

 

Tulipano

ti scrivo con la lettera maiuscola, non lo faccio quasi mai coi nomi
mi manchi già, fa strano non vederti sotto casa
non me ne rendo conto ancora
quando non ti ho visto mi è passata davanti tutta la vita insieme, le torture e i lacci dell'edicolante che per me non erano semplici cordini ma un simbolo...penso a tutte le persone che abbiamo ospitato, caricato, vissuto insieme...tu più di ogni altra bici..
penso al tuo sellino nuovo, atto d'amore del mio biciclettaro di fiducia, che ti donava proprio, ti dava eleganza e classe..
penso al campanello appena trovato di cui andavo così fiera e le gomme appena appena gonfiate oggi, al punto giusto...penso alle notti alle mattine alla brezza e al sole che abbiamo visitato insieme, al silenzio che abbiamo attraversato e alle corse a tempo di record, penso all'ultimo passeggero ma anche al penultimo, direi quasi i più memorabili...
penso che conosci più tu di quello che sono di chiunque altro...
penso all'equilibrio e alla gioia del tempo passato con te, che quasi mi scordavo di cantare da quanto tutto fosse già così armonico da se...
penso al fatto che mi mancherai per la vita condivisa, penso che mi fa paura non averti più con me, è come se tutto quello vissuto insieme ora io dovessi superarlo e riiniziare da capo, e non voglio questo...
rubare bici è cattiveria, e non è il mezzo ma il significato che dà valore alle cose...
mi mancherai tanto..

c'è chi t'ha chiamato daisy, io non ho saputo per molto tempo che nome darti ma sei proprio tu, Tulipano, tanto che la Patti ti chiama per nome

grazie per esser stata fedele amica e compagna, mancherai a molti, sai farti voler bene!
spero che ovunque tu sia la strada sia dolce con te, e ti trattino con riguardo speciale, come meriti...

grazie a te, per ogni momento

mery orfana di bici

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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO