lunes, 13 de julio de 2009

 

Remerciements

Je vais écrire mes rémerciements en italien, ainsi que tous ceux que je remercie puissent comprendre.

Questo anno è stata una vera e propria epopea, nato tempestoso, con scelte ponderate nonostante fosse difficile, per riuscire a giungere a questo giorno.
Naturalmente, è proseguito caotico come da degno inizio, direi anzi quasi acrobatico, circense.

Mi sembra doveroso ringraziare la Preside di Facoltà, che mi ha permesso di aggiungere l’esame per la doppia laurea. Ringrazio la prof. Soncini, che mi ha seguito in questo parto di tesi, nonché nelle vicissitudini precedenti, e il prof. Campagnoli: è grazie ad entrambi che ho potuto scegliere un argomento che mi appassiona, e preparare questa tesina nonostante i vari incidenti di percorso.
Ringrazio Hugues Sheeren, per il sostegno, il materiale e l’interessamento dimostratomi.

Ringrazio l’Università di Liegi e i corsi estivi che organizza; è merito o colpa del Belgio se ho ‘conosciuto’ Amélie Nothomb e se l’ho scelta per questo lavoro.

Un grazie particolare pure alla prof. Pieri e Riganti, che mi hanno permesso con disponibilità e costanza di sorpassare anche questo scoglio del Latino.
Grazie ad Andrea, mio preziosissimo prof di latino, e alla sua memorabile pazienza; e a Viames, il mio povero compagno di banco, per il sostegno in ogni occasione; nonché a tutte le ragazze di latino di quest’anno.
Grazie a tutti quelli che hanno reso possibile tutto questo, che hanno sempre avuto fiducia in me, anche quando non ne avevo molta io; perché non sarei qui senza il loro sostegno e la loro vicinanza.
Grazie ad Adri e alla Stefi, grazie alla Lisa, alla Laura e alla Cate; grazie a Fede, al DonC, a Bonzi e Rossi, Davide e in particolare a Marco, che ha dato la scossa al momento giusto, anche se è dura ammetterlo.
Grazie a quelli di Nati per Leggere e allo staff di Sala Borsa, che mi hanno permesso di raccontare e perdermi anch’io nelle favole, lasciarmi trascinare dall’incanto di disegni e parole, con un progetto.
Un grazie tutto speciale alla mia famiglia Erasmus, che sento forte e vicina nonostante il tempo, nonostante la distanza (e grazie ai mezzi di comunicazione che rendono un po’ più comprensibili le Sacre Conversazioni, ehehe!!), e soprattutto a Mirta, Ladylo e Edu.
E ringrazio pure i pazzi del Belgio, in particolare Jessica-clara Fletcher, Giulia e Luismi, nonché i cavalli, Audrey, Annie Cordy, e…Claude François!!
Un grazie agli amici romani (e Ale, è ovvio!!!e il pupo in arrivo…), che ci sono stati proprio quando ne avevo bisogno.
Grazie a Marie, grande e speciale, Julie Aubé (hehe la québecoise!), e a tutti quelli del master di Storia dell’Alimentazione, che mi han tenuto su il morale; grazie all’edicolante e ai Luca vicini (troppi Luca!!), grazie a via De’ Marchi in cui mi sento a casa, grazie a Luciano, Carlo, Gabriele che mi hanno coccolato e accolto come di famiglia; grazie a tutti loro per questi mesi caramboleschi, e a Eda per averli vissuti e condivisi con me, per avermi accolto in casa, per samba aiò alegria aiò, e le notti e le mattinate e le corse in stazione all’ultimo minuto..

Ma soprattutto grazie alla mia famiglia, che da settembre si è meravigliosamente allargata a vista d’occhio…Grazie per tutto quello che stiamo condividendo e affondando insieme, grazie per esserci tutti qui oggi, per me vale molto di più di qualsiasi titolo.
Grazie a Lucia, che è riuscita a restare, e sinceramente non avrei mai osato sperare di averti qui. Grazie per Lubin, che tanto mi ha aiutato a tenere il sorriso e la voglia di sdrammatizzare in ogni situazione. Grazie a mamma e Anna, che sono riuscite a starmi vicine nel modo giusto. Grazie a papà, che mi è stato di esempio, nell’essere forte e nel ridimensionare i problemi; grazie per l’attenzione e la presenza delicata, grazie per il bene che si sente forte seppure non si dica tanto.
Grazie perché mi accorgo che i miracoli si creano giorno per giorno.
Un grazie speciale a Sara, che mi ha accolto, offrendomi un tetto e tranquillità; grazie per il sostegno e la fiducia. Grazie per il rispetto e l’attenzione: mi sento forte anche perché ci sei tu vicino.

Per quanto piccolo sia, dedico questo lavoro a ciascuno di voi. Mi scuso con tutti quelli che non ho nominato ma che comunque sono nei miei pensieri.

E ora, eccoci di nuovo pronti per partire!

Comments:
mery!!! ma k bello!!! ma hai dedicato la tesi all'edicolante??hahaha mi fa ridere!!hahah
k bello, mery, t sei laureataaaaaa..e ora?? k farai domani?? nn t sentirai vuota??
 
Enhorabuena Mery!
laureataaaa
e bello dare le grazie, quelo voi dire che sei consciente de tutte le cose buone che ce
grazie a te per essere come sei, dopo oggi una ragazza laureata!
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO