martes, 17 de febrero de 2009

 

i'm a passenger...


da casa piena a vuota...da troppo rumore a io e la musica...
il passaggio si sente..
oggi sono partiti i miei, imbarco allo stesso orario di marie...
e questa settimana prepartenza è volata, in viaggio, trascinata da una ventata di francese e kilometri e vita e penso mi abbia fatto proprio bene... ci sono persone che ti rendono migliore perchè ti osservano, ti leggono dentro, intuiscono e sanno come starti vicino...ecco il miracolo delle persone che ho la fortuna di incrociare...
grazie marie per questi giorni, mi sento una persona migliore quando ci sei tu^^
I'm a foolish, i'm generated in carnival, i'm a joke of nature, so it's not so strange that i'm so fool like that!
oggi la mia sciarpa ha deciso di tuffarsi nello sciaquone che andava...
e in questi giorni dopo tanto rumore ringrazio pure adri che è davvero un buon intermediario al silenzio della sera...e così alla fine la solitudine non si sente e si approfitta di ogni minuto che è prezioso!
e in attesa del ritorno di marie conservo valigie e cose sue e di gì e una gran voglia di riabbracciarla!!!!
lascio i nonni fare i nonni, io farò la donna di casa vagabonda!
un abbraccio a tutti!!!
mery

ps: il mercante di parole...questo è il nuovo nome che ho trovato...le marchand de mot...c'est trooop bieeeen!!

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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO