miércoles, 7 de enero de 2009

 

You fill up my senses

Like a night in the forest
Like the mountains in springtime
Like a walk in the rain
Like a storm in the desert
Like a sleepy blue ocean
You fill up my senses
Come fill me again

Come let me love you
Let me give my life to you
Let me drown in your laughter
Let me die in your arms
Let me lay down beside you
Let me always be with you
Come let me love you
Come love me again

Let me give my life to you
Come let me love you
Come love me again

mi è venuta in mente questa canzone camminando sotto la neve che scendeva...così dal nulla e da secoli, è apparsa...e la regalo a voi, sotto un cielo di neve...questo inverno porta un sapore di casa che non sentivo da tanto...porta riscoperte e nuove conoscente, porta vita che germoglia sotto la neve, e mele che trovano la loro metà, e altre che scoprono di esser istrici l'un per l'altro...tante persone che passano per la mia strada, e son contenta della presenza di ognuna!
vi voglio bene, forte!
e che questo anno possa portare germogli e vita e svolte in positivo!!!
mery

Comments:
Ch ebella canzone! Meno male che ci sei tu che ci scrivi ogni tanto ^^
Diego
 
je ne sais pas, on verra, par l'instant la belgique n'entre pas dans mes plans. mais peut-être l'italie ou l'allemagne, qui sait... finalement je vais rester toujours chez moi, les jours de voyage sont finis.
voilà, un jour un peu pesimiste lol mais qu'est-ce que tu veux si hier j'ai apris que je n'ai pas de stage, et je ne vais pas demander la bourse pour le ministère d'affaires étrangères. Bon bisous piccola.
Lorenilla.
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO