lunes, 10 de noviembre de 2008

 

poesia vo' cercando..

è da un po' di tempo che me lo chiedo...che ce lo chiediamo, visto le riflessioni comunitarie che questi argomenti scatenano sempre...
forse ho capito cos'è che mi manca, cos'è che cerco.
cerco poesia, non epica.
cerco quel tocco di magia, perchè ci credo, credo che i sogni si possan realizzare...
credo che sia sbagliato accontentarsi, credo che sia giusto essere onesti con quello che si è davvero, e non aver paura di esserlo con gli altri, anche se può sembrare insensato, impopolare...
io lo cerco, lo cerco ancora...e lo colgo ovunque lo trovo, faccio la spugna ma sono una spugna assetata^^
cerco poesia

Comments:
Quand est-ce que la petite naicesa?
elle va s'appeller comment?
 
jaja eso lo pienso yo también, que es mejor no poner un nombre a un niño hasta que no le veas la cara jaja es como una iluminación, en el momento en el que ya le sientes como una persona totalmente "independiente" en cuanto su existencia claro! y le miras y dices "Laura" o "Sabina" o "Piazodimerda" jajaja según.
Besos.
 
imaginate piazodimerda o gilipollas,,,pobreeeeecitooo!hihi
que tal,flor?estoy un poco perdida, quiero un poco de sol sino me siento una mierda....quiero energia positiva!!!
un bacio grosso!!mery
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO