domingo, 7 de septiembre de 2008

 

bentornata

è strano aspettare tanto un giorno e poi trovarsi a viverlo, e sentire tutto scorrere come splendidamente normale..
si, perchè questo NORMALE non è il normale apatico e noioso, e neppure quello pieno di parole vuote e rumorose..
è il normale di ritrovarsi allo stesso tavolo a parlare, con la voglia di farlo, e la tv spenta, perchè non se ne sente neanche il bisogno...è il capirsi e parlare pure piano, è il non aver fretta di scappare..
che grande dono oggi!
..e sento che gran parte dei nodi e delle tensioni che si respiravano hanno già voglia di sciogliersi...o almeno, lo speo con tutto il cuore!
ti voglio bene dada, è bello rivederti dopo tanto e sentire tutto così, splendidamente normale..

grazie pure a viames e andrea, a viames anche per il cd (mamma sei un cantante veroo!) e ad andrea per le chiacchiere e le lezioni di latino che rendono la meta mooolto più concreta...finalmente!
buon viaggio a bonzy
grazie a sara per il condiviso, anche e soprattutto per quello magari non esplicito ..

mirta spero di chiamarti domani!!
un abbraccio forte, collettivo!
mery

Comments:
sono contenta pure io perché tua sorella sia tornata!!Qto si ferma??ora t faccio due squilli, magari riusciamo a parlare!!
baci
 
la maison à Paris c'est parce que la famille m'a invité à aller chez eux
bisous
 
Viva la niña! cómo se va a llamar?

ancora io


Voglio che si chiame Aurora, como Aurora Boreal jajaja
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO