sábado, 2 de agosto de 2008

 

ritorno..

oggi son tornata dalle vdb, finite prima per me, a malincuore perchè è difficile venir via prima della fine...e domani valigie, e si riparte..con una mail che annuncia che qualche pagamento di qualcuno non era regolare, e il mio personale terrore che sia il mio...anche perchè la possibilità di riparare a un eventuale errore è scaduta proprio oggi..
mah!
beh in questa terra di mezzo, ho trovato l'abbraccio più desiderato, l'accoglienza più rasserenante e rassicurante, e ne faccio partecipi anche voi...ne vado molto fiera, e mi riconosco in questo orso che sa volere davvero tanto bene...ti voglio bene papà!


per la terza volta in africa ….

Questa volta è toccato a Bangui (leggi Banghì ) nella repubblica Centro Africana . Gli Amici del Centro Africa stanno realizzando un progetto di scuole e dispensario che verranno gestiti dalle Suore Magasce che risiedono in quella città .
Cosa c’entrano gli amici del Centro Africa e chi sono ?
E’ un gruppo di amici che sono venuti a conoscenza delle problematiche di quel Paese e si sono proposti di fare qualcosa di concreto per aumentare le gocce d’acqua in quel mare.
Tra di loro c’è un sottogruppo che risiede a Trebaseleghe , Paese che ha dato i natali a quasi tutti i componenti della famiglia di origine dei De Franceschi . Questi signori opportunamente stimolati , prima si sono lasciati coinvolgere nell’impegno dei bolognesi per la missione di Usokami , e poi dai sacerdoti dehoniani nei loro progetti per il Mozambico.
Fatta questa piccola premessa veniamo al nostro lavoro in Bangui: abbiamo in costruzione una scuola Materna per almeno 250 bambini , una costruzione pensata dagli amici del sottogruppo ,e della quale hanno assunto l’impegno della realizzazione : cercando finanziatori tra gli imprenditori di Trebasaeleghe , e volontari che, a turno sul posto, seguono i lavori della ditta locale ; lavori che completeranno al momento opportuno inviando una squadra di volontari .per la posa in opera del tetto , (preparato in Italia con strutture metalliche e Grecata Coibentata gia in viaggio in un container ) e la realizzazione degli impianti tecnici .
In questo mese il nostro lavoro è stato essenzialmente di sorveglianza e controllo , perché il lavoro venisse realizzato secondo i progetti e a regola d’arte.
Al nostro arrivo la costruzione di circa 400 mq era a livello finestre , siamo tornati a casa che erano completati i muri con relativi cordoli in calcestruzzo pronti ad accogliere la posa del tetto, pavimenti finiti ,ed intonaco interno realizzato in 3 delle cinque aule . Dal punto di vista tecnico siamo tornati soddisfatti perché i lavori sono andati avanti e bene .
Mi viene da chiede , e d alcune persone mi hanno chiesto : perché ? perché il Centro Africa, perché il Mozambico, perché il Tanzania e probabilmente un domani chissà quale altro paese africano.,..
Mi viene da rispondere : vi siete mai chiesti perché il lavoro in ospedale, perché il Virgolone con tutti quegli anziani, perché l’accolitato , perché il carcere perche tanto lavoro a Santa Maria Villana e prima a Chiesina e poi chissà quale altra attività , che non concede mai tempo libero o occasione per annoiarsi … non vi sembra che ci sia un collegamento ?
Mi sembra il collegamento di vederlo e provo di raccontarvelo a vedere se anche a voi sembra che il collegamento esista… San Paolo dice che a ciascuno lo Spirito da dei doni particolari che ognuno non può tenere per se ma deve mettere a disposizione del Corpo Mistico che è la Chiesa ,ma chiesa aggiungo io intesa in una dimensione abbastanza ampia che comprende non solo coloro che fisicamente ci stanno vicini ,anche se non sono da dimenticare . A questo punto mi viene da ricordare il vangelo di domenica prossima .. Dove possiamo trovare il pane per sfamare tanta gente … non abbiamo che cinque pani e due pesaci … portateli qui… distribuiteli alla folla… raccogliete gli avanzi…: una dinamica che ci invita a mettere a disposizione il nostro niente perché Lui vuole utilizzarlo e poi ci chiede di raccogliere gli avanzi che sono molto di più del nostro niente: Credo che il nostro impegno, attenzione verso i fratelli meno fortunati , non si possa mettere sotto il cuscino o sotto il materasso , ma tirando fuori il nostro niente ci viene ampiamente ricambiato. E’ la dinamica che insegna il nostro Maestro , ma i problemi che ci sono qui ? se la nostra abitudine
è l’attenzione alle realtà che ci circondano , ai bisogni che quotidianamente ci interpellano , i problemi che ci sono qui non resteranno senza risposta , è una abitudine che dovremmo cercare di acquisire quella di guardare dalla finestra , e non stare chiusi in casa , e guardando dalla finestra ci renderemo conto delle necessità dei nostri fratelli ed allora diventa normale non stare più con le mani in mano , ma darsi da fare secondo le nostre possibilità :
Bruno de Franceschi
Bologna 31 luglio 2008


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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO