miércoles, 18 de junio de 2008

 
in una sera di queste di giugno, fresche e vive e terse, con la luna che vuol farsi vedere splendida dopo tanta pioggia, come di nuovo lucida..
in mezzo a volti che non conosco ma che in qualche modo riconosco...
si avvicina una ragazza che parla di cose che ho in testa da un po'.
lei dopo un brutto periodo personale ha deciso di visitare le città di porto.
viaggia da sola, va proprio ai porti, a vederli, a vivere del loro presente, del loro passato, a respirare i loro profumi lontani, ad ascoltare i passi di secoli fa che risuonano ancora nelle notti silenziose, nei piccoli viottoli salmastri che solo le città di porto hanno..
viaggiavo anch'io coi suoi racconti, ero con lei a genova a ritrovare il sorriso e ad anversa e in tanti altri viaggi e porti che mi ha raccontato e che io già non ricordo più..
lei, una delle rare bolognesi quella sera, mi racconta che pure bologna è un porto..
basta vedere la stazione dall'alto, con tutte le sue traiettorie e i destini che si incrociano e gli addii alle banchise-binari e le partenze e gli addii e i sogni che sventolano all'aria come le vele, come i fazzoletti, come i cattivi pensieri, come il vapore...soffiato via, per lasciare il posto alla corsa, al nuovo viaggio...

e come ogni porto di mare, questa città mi fa sentire inquieta, di passaggio.
un passaggio piacevole senza dubbio, ma sento nelle orecchie il soffio del vento, che mi chiama a salpare l'àncora , ancora...

non sentite l'aria di mare che arriva fino a qui, certe sere?
non la sentite anche voi?

buon viaggio naviganti!

vostro Pirata Roberts

Comments:
Che bello!
c'est le pirata Roberts qui l'a écrit?
maintenant on parlerait plustôt de l'avion he he. Quelle horreure l'avion, mais je ne veux pas devenir Luz ha ha
bisous
 
che bello quello k hai scritto!!mamma mia, ho quasi sentito il profumo del mare anche io qui a Madrid...solo oggi ho avuto un po' di tempo per mettermi al computer a leggerti..
scusami se nn mi sn fatta sentire in questi gg, di nuovo arrivo alla fine del periodo alla Camera, questa è la mia ultima settimana, e di nuovo sono stressata con cose burocratiche per iniziare uno stage a settembre all'OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro), e di nuovo devo sentire il mio prof della tesi per chiedere se vuole essere il mio tutor, e di nuovo dovrò andare al job placement per farmi firmare tutto per poter partire per madrid, anche se sono qui ormai da un bel po'...la cosa positiva è k sicuramente tornerò a TO per fare tutte queste cose..quando?? ancora nn so bene, ma t farò sapere.
sn contenta k hai trovato qlcuno che ti aiuti col latino, quello vuol dire tante cose, ma soprattutto che finirai l'università prima di qto aspetti!!
cmq stasera t faccio due squilli qd possa parlare, ok??
baci, mi manchi anche tu
mirta
 
mi devi raccontare un casino di cose!!!spero di trovare il tempo per parlare un pochino!!
baci
mirta
 
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L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO