miércoles, 9 de enero de 2008

 

Sibilla?

l'immagine del Veggente è sempre stata avvolta dal mito... dalla Sibilla a Cassandra, 'illuminazioni divine' che portano alla luce verità...
ma il Veggente, fuori dal mito, è chiunque abbia la capacità di osservare con attenzione la Realtà che lo circonda...le cose, i luoghi, le persone, gli atteggiamenti parlano di quello che siamo, di quello che saremo, di quello che pensiamo e che non sempre abbiamo il coraggio di tirar fuori...molto sta nello stare attenti e cogliere i segnali...e molto sta pure nel cercare di interpretarli bene, alla luce del passato e del presente, per farsi un'idea sul futuro...

beh qualche volta ci si azzecca, è vero!!!
a me è successo!!!però solo sugli altri, hihi!!

un abbraccio forte a tutti voi
in questo 2008 positivo!!il vento sta spazzando via un po' di nuvole!!!!!^^

ps: mirta graaaazieeee!!!!i pezzi che mancano li ho io....^^e forse pure tu hai qualche pezzo che manca a me, hihi!!!!hu!

Comments:
sii
si tratta di saper cogliere le segnali, ma secondo me tutto dipende un po' dal hasard...no??
hasard o no, domani ho il colloquio, mi hanno chiamato e il tipo sembra super simpatico, ora mi sto cagando adosso e vorrei troppo fumare un sigarettaaaa
mirta
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO