domingo, 23 de diciembre de 2007

 

reminiscenze...

Vidés ut alta stet nive candidum
Soracte (Hor, Odi, I, 9)


solvitur acris hiems (Hor, carm, I, 4)

miser catulle desinas ineptire

nox est perpetua una dormienda(catullo)

da mi basia mille, deinde centum, dein mille altera
(...)
dein, cum multa milia fecerimus
conturbabimus illa (catullo)

tu ne quaesieris, scire nefas
quem mihi quem tibi finem di dedeerint (Hor, carm I, 11)

soles recidere et redire possunt(catullo)


odi profanum vulgus et arceo (Hor, Odi, III, 1,1)

pallida Mors aequo pulsat pede
pauperum tabernas regumque turris (Hor, carm, I, 4)


"Il nostro Abbondio non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s'era dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d'essere, in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro."


ecco alcune delle frasi che mi restano ficcate nella mente dal liceo, per non parlare di quelle dantesche che per stavolta evito..

bello trovarsi a rileggere i promessi sposi, mi piaccion più di quel che ricordavo!
oggi è partito binda con carimo, stasera prove dei canti per natale, domani mattina lavoro in banca...e chi si rende conto che Natale è già domani?

umore altalenante, un po' nebbioso..
buone vacanze e buone ferie a tutti quelli che ce le hanno,
buone feste a tutti voi...che possano essere una buona occasione di relax e di affetti, una di quelle pause che caricano davvero!

un abbraccio forte a tutti quelli a cui vorrei esser vicina ora

mery

Comments:
mery monaaa
anch'io t vorrei essere vicino..ma io t sento vicino..ed è bello sentirsi cosí!
mirta
 
ma che cosa e questo video'??? non capisco.

Lore
siamo vicine tutte!!!
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO