martes, 4 de diciembre de 2007

 

per volare...


per volare serve un pensiero felice...
basta un pensiero felice!
capitan jack, buon compleanno!!!e questo è il mio augurio: che tu trovi il tuo pensiero felice, siano le rotelle o (le biglie?) di Tootles, sia invece il ditale di wendy...poco importa!
Io credo in te, Peter!
(e so che in fondo in fondo SAI volare...
e non è vero che non credi più nelle fate!)
un abbraccio forte
dall'isola che non c'è

Comments:
Grazie piccola trilly bolognese.
La mia piccola fatina.
ritroverò sicuramente il mio pensiero felice, butterò giù quei Kg di troppo, riprenderò la mia battaglia con Capitan uncino, andrò a far visita nuovamente al villaggio degli indiani... Ma tu volerai vicino a me ?

Bacio e grazie
 
mamma mia!! k bello!!
mi sn venute persino le lacrime agli occhi..k bello!
e la scena del cell?? più di una volta dovremo buttare il cell e pensare a chi abbiamo davanti (o a chi abbiamo davanti di 2000km)..
k bello, mery!
il mio ritorno dall'isola k nn c'è è stato triste, ma continuo a credere alle fate!
ti voglio bene!
 
Buon compleanno, capitan jack!
 
mery! sei già partita?? se non, buon viaggio e buon divertimento!! tienimi aggiornata di tutto e c sentiamo al tuo ritorno!! oggi t ho sognata, dimenticavo la tua valigia in macchina di tua sorella, e poi scendevo dal treno che mi portava in spagna perché volevo restare a To cn mio padre, k tra l'altro, oggi arrivaaaaa
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO