martes, 11 de diciembre de 2007

 

nebbia fitta in val padana!

la terra suda, e il sudore non si asciuga ma ti entra nelle ossa...zucchero filato leggero in cui restano impigliati i pensieri, come insetti alle tele di ragno, trasparenti ma visibili, sottili..
nebbia fuori, nebbia dentro, nebbia sugli occhiali, raddoppiata...non è poi così grigio come sembra, ma..o vedere appannato, o veder sfuocato!!
e così la realtà si avvolge di un alone un po' magico un po' misterioso tra le luci soffuse dei fari delle auto e delle luci di natale...tutto ovattato...tutto coperto da un velo, sottile ma presente...
percepisci le cose vicine, ma quelle lontane chissà..
e i pensieri vagano in questo grigiore, chissà che resta quando torna il sole!
un abbraccio
mery

Comments:
Chiamata al sorriso!
BigSalumeria!...CONTEST!
 
chissà k resta qd torna il sole...
tvb, anch'io
mirta
 
non so se a te fa lo stesso effetto, ma da quando vivo a Roma, per me la nebbia ha il profumo di casa, di un luogo dove si sta bene, dove nessuno ti disturba perché non ti vede. Oggi avrei avuto bisogno di questa nebbia, avrei avuto bisogno di sentirmi a casa per avere qualcuno che mi coccolasse dopo le brutte notizie che ho appreso. E allora non importa cosa resta quando torna, a volte la cosa importante è che torni proprio il sole a risplendere sulle nostre giornate.
Un abbraccio forte
frappa
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO