miércoles, 31 de octubre de 2007

 

vorrei l'arcobaleno..

sono stanca,davvero stanca..è ormai da un bel po' di tempo che c'è sempre qualcosa che va storto, e vai, uno inizia a distribuire la sua dose di ottimismo e pazienza per accettare le disavventure che succedono...arriva il giorno che però la mia riserva personale finisce...e allora speri di poter chidere in prestito a qualcuno, ma si vede che la domanda non è abbastanza chiara o l'utente non è al momento disponibile..
credevo di essere uno specchio per gli altri, ma forse non è così...oppure nei miei momenti di rabbia faccio così paura che si preferisce starmi lontano...
qualche giorno e poi mi passa..
ma quanta insicurezza, quanto cercare di fingersi forte, e dico fingersi perchè non mi sento molto forte..poi divento acida, perchè mi rompe mostrarmi fragile, non voglio esser vulnerabile, ma rosico...
rosico con me,perchè non si possono scaricare le proprie colpe sugli altri...
ma una dietro l'altra!!!bastaaaaaaaaaaa!
sarà il premestruo, sarà la stanchezza, sarà un abbraccio che mi manca..
sarà meglio che vada a letto, sperando di non fare incubi come ieri...
di sicuro i miei problemi non sono enormi, anzi magari domani son già passati.ma così difficile capire che ce li ho anch'io?

Comments:
nn sei tornata ancora, vero??ho già pronta la scheda pronta per chiamarti..immagino hai tante cose da raccontarmi, anche io da raccontare a te..
mia nonna è di nuovo in ospedale..carlos dice k non è grave..mah!io mi preoccupo lo stesso.
mi manchi veramente tanto, mery! ho tanta voglia di fare la rueda de prensaaaa
mirta
 
mery!!quando torni???torna, torna, torna! e qd torni dimmelo e ti chiamooooo
mirta
 
bentornata a casa!immagino c sentiremo già domani se arrivi tardi stasera..ma muoio dalla voglia d sentirti!!
 
non so quale sia il problema, ma mandare un sms con richiesta d'aiuto ad un amico no? lo sai che per te faccio qualsiasi cosa, e allora perché non chiamare? se ti capita di nuovo e non mi chiami giuro che vengo a Bologna a piedi per prenderti a calci dove non batte il sole. e poi ti abbraccio finché vuoi!!!
ciao frappa
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO