jueves, 20 de septiembre de 2007

 
pensieri pensieri pensieri pensieri che ingombrano la testa e gonfiano gli occhi, pensieri che rimuginano dentro e creano marasma intestinale....
forse sarà il sonno che manca, forse la stanchezza, forse i chilometri che sto macinando in questi giorni...forse....
e quando le parole traboccano ("Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle/Sur l'esprit gémissant en proie aux longs ennuis..."lo so che è più tragica di quel che penso ma mi salta in mente...baudelaire, spleen)...
la strada si apre davanti, a ritmo dei pedali, unica cosa forse di regolare che rimane,e si parte, e si mangia la strada voracemente, ci si tuffa nell'aria fresca, si corre col vento che ti evapora davanti, (come al pantheon, hihi), con la faccia che diventa rossa e la ignori, una canzone a squarciagola che non sai se canti in realtà o urla dentro di te per coprire il brusio continuo di fondo...
e il sole che non ti fa vedere ma a cui non rinunceresti mai perchè ti fa tornare il sorriso e ringraziare l'inventore di quell'arnese a due ruote che ti permette di gustarti una parte di mondo..
e vuuum in volata, scato tra le macchine, rallento, specchietto, accellero, buca hop curva senza mani!e dritto salita ponte discesa guaia chi frena, sempre all'ultimo, sempre la mano pronta...
odore di fieno strada bagnata erba scaldata dal sole siepe rusco (monnezza, che dir si voglia!) profumo di donna puzzo di vecchia odore di bambino cacca di cane ciiiiiboooooo fritto olio di freni sudore
uff respiro arrivi in cima, secondo ponte, ferrovia (e il pensiero è già in viaggio in treno...)...e giuuu di nuovo, questo semaforo si straccia, questo ci si ferma, pedone evitato al millimetro, oddioil piccione, prima o poi muoio io o stendo qualcuno...
i posti ricordano persone, e si tira dritto, un piccolo pensiero si stacca dal magma iniziale, si sofferma un attimo...ma è già verde, via, occchio all'orario, ok, record stavolta!
gira-e non strombazzate!-curva, mannaggia pedoni invasori!e vai supero supero supero sui sampietrini in salita GUARDATE DOVE ANDATE non c'è rispetto per chi va in salita in bici e non si può e non si vuole fermare e...zumm ancora altro incorcio sguardo ai negozi, le vetrine, le persone, che strane, quanto mondo in giro..e parte il pensiero filosofico mentre inserisco il pilota automatico..ecocci in piazza...prima o poi qualcuno lo investo davvero...tolgo il piede dal pedale, lo lascio sopseso sull'altro, scendo come quelli dei film anni '70 che si buttano dalla macchina in corsa, lego il mio destriero...che sudore!
che bella Bologna in bici...
i pensieri non si risolvono, ma almeno acquistano una loro musica, una loro armonia...si sviluppano, a volte muoiono lì, altre volte rinascono...ognuno ha bisogno di un momento per sè...e questo è il regalo che mi faccio ogni giorno...

ecco il mio momento di pace in una giornata strana...
un abbraccio forte
e un grazie a nico per la pazza compagnia
a bonzy per le chiacchiere, come sempre...importanti!
a mirta che rivedo magnana...

buona serata per domani romani!!
buuon anniversario a mia sorella

e buonanotte a tutti, sognatori!
mery

Comments:
Tesoro, leggendoti mi è venuta una gran voglia di venire in bici fino a bologna per condividere una volta il tuo momento di solitudine!
Peccato sia invece a Roma, dove se scegli la bici, perdi la vita!
Cmq... come ti capisco, quanto vorrei starti accanto a cercar di levarti quel brusio di fondo, al quale io ormai ho fatto l'abitudine! Ma tu pedala, perchè ce la puoi fare, e amati, si, ogni giorno con convinzione, perchè vali davvero!
Un bacio e a presto
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO