jueves, 6 de septiembre de 2007

 

il raconto raccontato..

ricordando una mia amica malgara..

"Non so se mi crederete. Passiamo metà della vita a deridere ciò in cui altri credono, e l'altra metà a credere in ciò che altri deridono.

Camminavo una notte in riva al mare di Brigantes, dove le case sembrano navi affondate, immerse nella nebbia e nei vapori marini, e il vento dà ai rami degli oleandri lente movenze di alga.
Non so dire se cercassi qualcosa, o se fossi inseguito: ricordo che erano tempi difficili ma io ero, per qualche strana ragione, felice. (...)"


Stefano Benni,BAR SOTTO IL MARE, prologo


oggi ho ascoltato un racconto mediocre dalla voce e dai gesti di una persona che sa raccontare.

l'incanto di sentirsi raccontare le storie è nelle mie radici, da quando mamma mi leggeva i tre porcellini, mimando il soffio del lupo, anche quando ormai avevo quasi imparato a legger da sola (me lo ricordo ancora!!)..da quando mio baBBO si inventava mirabolanti storie senza rendersene conto, in dormiveglia, cercando di far addormentare una bimba fin troppo sveglia e attenta... (fino al punto di mischiare cappuccetto rosso biancaneve il gatto con gli stivali...e chi più ne ha più ne metta!)..
questa malattia ce l'ho fin quando ero in fasce, per questo ascoltavo la fine, sempre, a bocca aperta, col pollice tra i denti e gli occhi spalancati, le dita a far ricci tra i capelli..
il racconto nasce da sè, si autoinventaesce naturale, le parole scorrono e stanno in piedi e prendon vita da sole, come se fossero scritte così da sempre in qualche libro sconosciuto e polveroso..
saranno 'le favole al telefono', che più volte mi son trovata a raccontare inventando nel silenzio della notte... o quelle improvvisate in msn...
tante favole create e non raccolte, come bolle di sapone, che soffi e le segui col naso all'insù e poi non sai bene,quando finiscono, se siano mai esistite..

qualche libro per voi:

...per continuare a sognare, ancora un po'!

ps. per la cronaca...oggi terzo pomeriggio di fila nella biblioteca dove un ragazzo legge racconti per i bimbi...prima o poi mi cacceranno!!!per ora riesco ancora a mimetizzarmi...


Comments:
hahahaha
in fondo tutti siamo bambini..
mirta
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO