jueves, 27 de septiembre de 2007

 

guarda che luna...

ho passato quasi mezz'ora a cercare un'immagine che assomigli anche poco alla luna di stasera...
l'ho vista nascere al crepuscolo, grandissima rossa e nascosta, come un'arancia che sbuca da una fruttiera, a metà, che illuminava della sua luce strana la sera che si faceva..
..l'ho ritrovata uscendo da staff, ero entrata che pioveva, e invece...esco e mi aspetta, sta facendo capolino tra le nuvole, bianca e splendente...che sembra seguire scivolando il contorno di una nuvola, come ci dice baghi mentre fissiamo tutti a bocca aperta e felici, proprio come bambini.
la luna ci guarda sempre con la stessa faccia, dice sofi. luna che ti accompagna nei rientri notturni mentre i passi rimbombano nel ciottolato deserto, luna che illumina come faro quando magari stai facendo pipì o cercando di dormire, luna che ti culla con la sua sola presenza, che attrae lo sguardo e le maree, e le conserve...luna silente e misteriosa, luna donna che si nasconde e solo a volte si mostra tutta intera...luna piena...
Guarda che bianca luna nel cielo,vedi somiglia a te, fratellino;
guarda par che sorrida non ha paura vorrei andarle vicino.

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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO