viernes, 10 de agosto de 2007

 

scivola vai via...

cade la pioggia fuori, col suo dolce e profumato rumore, risveglia odori che sembravano sopiti. piovo anch'io, sarà empatia..

forse sto cercando la polvere per volare, chissà dove l'ho lasciata..

mi dico che tutto è normale, che è sempre stato così...ma allora forse sono io che son cambiata, certi rospi si son gonfiati troppo ed è sempre più difficile ingoiarli..

forse perchè so che volare si può, forse è proprio perchè ho visto l'isola che non c'è che ora faccio fatica a rimanere attaccata alla mia ombra, quaggiù, che pesa sbiadisce...che vorrei tagliarmi via con un colpo di forbici, ma non può, è troppo ben cucita...la televisione vince sul dialogo, io m'innervosisco.. per questo, per l'automaticismo nel fare le cose... mi manca papà. (hihi non l'avrei mai detto!)

stasera il fantasma della notte non verrà, io sto qui alla mia finestra sul mondo quasi a vegliare il suo ritorno, ormai mi viene spontaneo... e dire che è un fantasma, e spesso non troppo loquace...ma ci si tiene compagnia, e mi sento un po' meno sola.

mando giù il rospo, ma creo pioggia ... faccio fatica a placare il cielo grigio in me, soprattutto quando i metereologi dicon che il fenomeno era prevedibile...


brucia una delle città invisibili dentro me, bruciano le parole che vorrei dire ma non so come, brucia il dirsi 'lo sapevi, inutile che ti arrabbi'... e quindi... autocombustiono e mi brucio, resto scottata, non posso bruciare nient'altro che me.

EPPURE...

eppure i pensieri felici mantengono in vita, fanno volare...un sorriso da un collega,tutti i vicini che mi salutano..aiutare la vicina a ritrovar le chiavi perse nella borsa, e con un po' di chiacchiere, riportarle un po' di calma...andrea e la sua voglia di parlare...

dada sara e il suo abbraccio, josef e la sua dolcezza...

mirta che mi accompagna nelle mie avventure di ogni giorno..(sei la mia gioia!!!e io ...cipollina!jeje!!)

mamma che mangia il gelato nella scatola col coltello, e che mi prepara i gambi perchè sa che li adoro..
e quella pioggia che riporta a galla lo sporco, magari spazza via pure i brutti pensieri, e rasserena con in suo dolce colare cadenzato...e culla in questa notte che inizia...


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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO