jueves, 5 de abril de 2007

 

oggi ho sentito forte la tua mancanza.
sei il mio pensiero latente, sei uno di quei pensieri che accantono per evitare di pormi troppi perchè.
non ti ho mai vissuto e a volte arrivo davvero a credere di non sentire il bisogno di averti al mio fianco.
poi arrivano giorni in cui tutte le parole cadono, in cui la corazza cede, e mi sento vulnerabile.
è pesante vedermi riflessa la tua immagine senza neanche sapere bene come sei...
è pesante sentire che c'è chi parla del tuo quotidiano e chi conosce il mio fin troppo bene, ma io non so di te e tu non sai di me.
mi brucia il pensiero che chissà quando ti vedrò, ma soprattutto chissà quando riuscirò a parlare davvero con te, con la tua testa presente al discorso, intendo...
fare un discorso da soli è possibile, ma non è un discorso...è più facile pregare, almeno sai di essere ascoltato. col cuore.
vorrei dirti che qualcuno che la sa più lunga di noi diceva:

'ama il prossimo tuo COME TE STESSO.'

cio' significa che possiamo donarci agli altri si', ma solo se amiamo profondamente noi stessi prima. se una persona non cerca di coltivarsi, di crearsi spazi e vita, e felicità e tempo per sè, come può donare vita e gioia agli altri?
la dedizione al servizio è un'ottima cosa, ma il buttarsi a pieno su un lato di quello che sei rischia di accantonare gli altri in un angolino.
vorrei vederti per quello che sei veramente, tu intera, non il tuo lavoro non il tuo servizio, non solo.
la settimana santa ti fa scontrare con i magoni sepelliti...riscopre la fragilità, la eleva su una croce, e ne fa un simbolo d'amore.
ti voglio bene, ma non sai che fatica dirselo, dirtelo. a volte preferirei davvero dimenticarti, ma non è la soluzione.
mi pesa l'ignoranza della gente che non riesce a capire, che cerca a tutti i costi di semplificare.
mi pesano le rabbie e gli asti che nascono per cercare di scaricare i problemi su altro, mi pesa il colpevolizzare altri delle tue scelte, quando tu in primis non vorresti..
mi pesa parlare di te come si parla di un morto, mi pesa quando mi fanno domande su di te a cui non so rispondere, mi pesa non potere parlare di un presente...
per molti tuoi atteggiamenti SO il pensiero che ci sta dietro, di pelle davvero...sembra assurdo..
e brucia dentro forte questo sentirmi lo specchio di te senza sapere come sei..
sembra poco, ma semplicemente...mi manchi.


Comments:
Spero che questo messaggio, questa semplice e diretta richiesta di attenzione arrivi fino a Lei.
 
Mi piaze, molto poetico
Sei bene Mery?
triste?
c'est à cause du...

Lo
 
immagino di chi parli..leggo e mi viene la tristezza pure a me, même si nn sn nella stessa situazione..nn posso dirti altro perché nn la conosco, mai vista..ma vorrei tanto dirti che qd meno te lo aspetti la voglia d tornare si farà presente in lei e sarà davanti a te, a voi, a sorridere..

ti voglio bene,mery
ps-scritto molto, ma molto bene
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO