sábado, 17 de febrero de 2007

 

zapatas rojas..



dia de sol, durmido bien, el paduan no ha resopnddo, pero normal, este gilipollas...!!!

no sé, parece que mi tiempo està mal organizado, por una serie de coincidencias no buenas..

adri organiza su fiesta esta semana,pero mis padres estàn aqui, y no puedo volver a casa cuando quiero...

y domingo escout...y todos mis amigos vienen aqui y no puedo pasar mi tiempo con ellos...par contre la semana despues tendré casa libre y fiesta casso pero no amigos...

no se, no comprendo como puedo mudar las cosas....
no estoy serena - ni michela, ni chiara!jejjeee!- porque no veo una solucion facil..
no puedo hacer enfadar mis padres ahora, pero mirta vine chez moi y quiero volver tarde por aquella noche...quiero aprovechar de esta ocasion de encuentro..
no se no se no se nada...porque es tan dificil??? seran las reglas...no solo aquellas sociales...jeje!

me parece de vivir en un mundo de palabras y fantasia, no real...en un mundo de suegnos y cauchemars...y me parece de no hacer nada nada nada..que nervios!

en plus, mi companero de mundos imaginarios està lejos del ordenador, a festejar en paris su cumple, y me siento come la del mago de oz que se va sola por este mundo desconocido y absurdo en donde es llegada por casualidad..
no tengo zapatas rojas...tengo miedo de ponerlas porque hay un cuento donde una nigna que se pone zapatas rojas empieza a bailar y no puede mas reposar, parce que ses pieds ne peuvent plus s'arreter..

Comments:
Je viens de parler avec Luz
de ma part c'est sûr que j'irai en Italie pour les Pâques. Luz attends à Lundi pour savoir si elle aura du travail ou pas, mais si elle vienne on ira en train. Pas de problème, j'aime le train.
Bisous ma chère.
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO