martes, 13 de febrero de 2007

 

alda merini

IO CERCO INVANO
CERCO LA MIA MANO DI UOMO
CHE CRESCE NEL MIO CUORE
COME UN ALBERO IN TERRA
E SAZIO IL CUORE EBBRO
DI ALTRETTANTI POETI


ARTE e MAGIA
La magia è arte o l’arte ha un potere magico?
Fin dai tempi dei tempi l’uomo è insicuro
dopo la paura dei puri elementi della terra
dell’invocazione del Dio del fuoco,dell’acqua,
della mente. È la fonte più inesauribile e viscerale
dell’uomo. L’uomo vuole placare il Dio che è
fuori di sé ma anche il Dio che è dentro di sé.
L’uomo non crede nella Provvidenza e invoca
immagini e suoni che hanno potere di “sollievo”.
Ada Negri dice: “la forza di pensiero che Dio
ha dato a tutti noi, specialmente a coloro che
sono visitati dal Dio dell’ispirazione, sono maghi
e demoni ma forse hanno paura della certezza,
nasce il bisogno del segno,della traccia,dell’esorcismo
della paura, nasce la visione della catastrofe, ma
nasce anche la resurrezione e l’uomo al mattino
specialmente se vecchio, si ritroverà in mano
il pane di ieri che dividerà con amore con gli altri,
per la grande festività del giorno”.
( la comunione degli artisti- post scriptum ).
Se l’uomo ha paura del dolore ci soccorrono le rime di Quasimodo:
“Avidamente allargo la mia mano,
dammi il cibo quotidiano”.

Comments:
tracce, tracce...forse nn le cercherò più....
 
l'uomo ha paura de la certeza ma le donne sono tan forte che possiamo con tutti!

je ne sais pas qu'est-ce que j'ai écrit, lol.

;P
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO