viernes, 3 de noviembre de 2006

 

una mosca insoente...volta carta un dente!


questa è una filastrocca che mi raccontava mio babbo la sera prima di addormentarmi,. ma si addormentava sempre prima lui....
l'altra sera stavo scrivendo a computer ma una mosca insoente mi tormentava...e mamma racconta che è lo spirito dei nostri cari che voglion esser ricordati...
era halloween e ho pensato alla mia noonna...un personaggino con carattere, che sapeva essere 'mosca insoente' quando voleva...tanto simile a me!
ed è bello ricordarla in questo ponte dei morti, a lei e a tutte le persone care che in vita ci han fatto tribolare e che è proprio per questo che ora ci mancano tanto...un caro pensiero a luci, nonna, cippo e a tutte quelle nonne scorbutiche e pesanti ma pure tanto dolci nel loro esser burbere, che proprio per questo forse ci mancano tanto...

ps: guarda a caso m'han tolto l'ultimo dente del giudizio, e tappato due carie...le filastrocche non mentono!

Comments:
Mery je n'aurais jamais fait une telle comparaison entre ma grand-mère et une mouche, lol, mais bon, c'est toi! la piccola bolognesa!
ta maman semble bcp à Sara.
Bisous
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO