miércoles, 19 de julio de 2006

 

idas y vueltas..

mamma che strano mi fa pensare che siamo in un periodo di ritorni...
parti senza pensarci troppo, ma quando poi torni davvero ci si rende conto che non è facile...lo si sapeva già, ma è sempre un po' più dura di come ce lo si aspettava.
un anno via ti cambia.
soprattutto, torni e devi recuperare le fila con la vita che hai lasciato sospesa qui.
e ci si trova in bilico, al ritorno, tra la tua vita 'via', quella che senti forte e vicina, presente, e la tua vita a casa, da riconquistare..
che dire, coraggio a tutti quelli che rientrano..
è dura, ma quel che consola è che ci son già passati altri... e la certezza che non avrei rinunciato a quest'anno per niente al mondo!
il cavallo ha chiamato anche oggi, e mi fa pure piacere.
ho parlato francese in bus, che vergogna!
con la testa sono ancora là, in quel là ideale costruito dal posto , dai miei amici soprattutto, e da tutte le esperienze condivise..è difficile tornare!
so che non leggerai, ma coraggio stè!ti conosco, so che saprai riprender le fila di ciò a cui tieni.
ti voglio bene, ti ammiro
mery

Comments:
Ciao mery. mi è piaciuto troppo quello cha hai scritto, e anche la foto del francobollo!! hai ragione, i ritorni sono difficile, ma quello che non uccide rende più forte!è una consolazione no? ora ti chiamo, immagino che non guarderò il tuo blog fino a quando sarò a siviglia...mi manchi già!!
tvb!!!
 
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AlLeVi

L'abbandono

Basta ricordare che siamo fatti di acqua calda, che siamo soffici, liquidi ed elastici. L’abbandono è uno stato difficile a cui non siamo più abituati, perché siamo ossessionati dal controllo a tutti costi dei particolari. L’abbandono invece è partecipazione alla pienezza, una forma di consapevolezza. Come dire: è così chiassosa la storia, nell’infinito silenzio universale, che è inutile aggiungere altro rumore. Dunque è un prendere atto di esistere, di possedere braccia, dita e talento non nostri, di essere in possesso di un’identità che ci è data, così come tutto in noi e attorno a noi ci è donato, ci avanza, trabocca le nostre aspettative: nulla ci appartiene. Allora ecco risvegliarsi in noi l’infantile stupore per ogni cosa, sempre nuova, sempre provvisoria. L’abbandono è una costante primavera, dove tutto continuamente nasce. Inizia dal respiro profondo, lento e sentito come la cosa momentaneamente più importante, come un movimento ampio e complesso, non più involontario, cui segue la perdita dell’espressione facciale, o meglio l’importanza che essa riveste per noi, e questo è davvero difficile: smettere di sentirci immagine esposta al giudizio degli altri, per tornare al valore della nostra unicità. ….
E’ vero, con l’abbandono si sperimenta un piccolo miracolo … il prodigio di lasciar vivere i fiori che ci circondano, di sentire di non aver più paura di nessuno, perché anche la nostra presenza è dono; il miracolo di essere vivi e leggeri.
"...Gli uomini sono soggetti alla Legge delle Tre Lancette. Coloro a cui manca la lancetta dei secondi non sanno mai godere un singolo attimo: essi pensano esclusivamente a ciò che è stato prima e a ciò che verrà dopo, non accorgendosi delle piccole gioie che li circondano. Ad alcuni manca invece la lancetta dei minuti: sono coloro che corrono all'impazzata, gareggiando contro gli attimi; gli stessi che poi di colpo si fermano, delusi di non aver trovato nulla, e lasciano che le ore scorrano una più inutile dell'altra. Ad un terzo gruppo manca invece la lancetta delle ore: essi vivono, si agitano, pianificando appuntamenti e progetti, non sapendo se è notte o giorno, mattina o sera, se sono felici o disperati;guardando la loro vita vedono solo un rotolare di anni pesanti e inarrestabili. L'uomo giusto ha tutte le lancette, più la suoneria quando è ora di svegliarsi..." Stefano Benni, ELIANTO